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Uscire di prigione, non sempre significa riacquistare la libertà, se la prigione un uomo se la porta dentro. Le sbarre del rimorso, le serrature del pentimento, i cancelli delle angosce e dell.impotenza, nessuno riuscirà più ad aprirli. Solo il perdono delle persone cui si è fatto del male, forse, potrebbe. Ma per Corrado non c'è spazio per il perdono. E allora scrive. Una lunga lettera a Tiziano, suo figlio, per tentare di spiegargli che cosa lo ha spinto a diventare un assassino. Si accontenta di questo. Che Tiziano sappia come sono andate le cose. Non può sperare altro. Ma Tiziano non sembra disposto a credergli. Legge quelle righe con repulsa, mentre spia la luce accesa nella camera della madre che sta morendo per colpa dell.uomo che ora gli scrive. Che era stato, un tempo, suo padre. L'esito finale è per tutti lo stesso: solitudine. La solitudine di chi non riesce a perdonare e quella di chi sa di non poter essere perdonato perché ha distrutto tutto ciò che gli apparteneva.