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La ricezione dell'opera e della figura di un architetto è tema scarsamente affrontato dalla letteratura artistica. Se questa si realizza poi al di là dell'Oceano Atlantico, si aggiunge, al problema della trascrizione di un'opera e di una biografia, anche la sua traduzione in un'altra cultura. L'opera, Villa Savoye, è per di più un'icona e l'architetto, Le Corbusier, l'incarnazione dell'autorialità nel Novecento architettonico. Il libro racconta come, tra il Secondo dopoguerra e la metà degli anni Sessanta, Villa Savoye conosca una metamorfosi da icona a rovina, fino alla querelle sul suo restauro. Quando si arrivò alla mostra del MOMA nel 1966, Destruction through Neglect, i nodi di questa straordinaria vicenda si stavano chiarendo. Il restauro delle icone del moderno conosceva ormai le sue retoriche e argomentazioni, e la remise en état della villa stava davvero per iniziare. Il fuoco del libro è quindi su un'esposizione, quella newyorkese, che è punto di svolta nell'indagine sull'opera di Le Corbusier e sulla sua patrimonializzazione, ma anche nell'avvio di un dibattito sul restauro del moderno, e della villa stessa, che arriva sino a oggi.