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Pubblicata per la prima volta nel 1920 e riedita nel 1928 in versione riveduta, la "Biologia teoretica" è l'opera principale di Jakob von Uexküll, uno dei fondatori dell'etologia contemporanea, le cui concezioni saranno riprese e sviluppate da alcuni tra i maggiori filosofi del Novecento come Heidegger, Merleau-Ponty, Canguilhem e Deleuze. Questo scritto ha rappresentato un punto di riferimento imprescindibile nel dibattito biologico e filosofico della prima metà del Novecento per la sua capacità di coniugare le opposte concezioni del meccanicismo positivistico e del vitalismo spiritualistico, di cui offre una sintesi originale. Ogni essere vivente appare infatti a Uexküll come il soggetto del suo proprio mondo, un universo "chiuso" dotato di uno spazio e di un tempo peculiari le cui forme sono accessibili allo scienziato solo attraverso un metodo comparativo. In tal senso, l'indagine del mondo animale si sottrae ad ogni tentazione antropomorfica, senza però ridursi a un semplice resoconto sperimentale dei fenomeni vitali. Grazie all'utilizzo di apparati concettuali filosofici e semiotici, che egli sa unire a profonde conoscenze in ambito fisico e fisiologico, Uexküll sviluppa una teoria biologica centrata sulla nozione di significato dell'azione animale che anticipa le più recenti acquisizioni.