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Nella città europea sempre più episodi mostrano l'irrobustirsi di legami orizzontali su uno sfondo rigorosamente individualista: associazionismi di vario tipo, azioni collettive non necessariamente durature, comunanze poco intenzionate e incontri in luoghi estranei all'idea corrente di spazio pubblico. Nella città europea, forme temporanee e fragili segnano il mutamento dei valori attribuiti all'abitare attraverso una fenomenologia ampia che ha ragioni di ordine economico, relazionale, simbolico, culturale, religioso. Questo volume intende distinguere due diversi orientamenti. Il primo si riferisce a casi di condivisione che, pur utilizzando la città, si dicono estranei a essa: un atteggiamento che potrebbe ascriversi a una inedita forma di antiurbanesimo. Il secondo si riferisce alla volontà di rifondare un'urbanità laddove si ritiene non vi sia: una posizione tesa a riscrivere nuovi urbanesimi. Da un lato il rifiuto della città dal suo interno, la secessione. Dall'altro una certa euforia sulla possibilità di ricostruire forme di socialità fuori dal paradigma moderno, dalle sue norme, valori, conflitti e ragioni.