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Lo scambio epistolare tra il giovane ufficiale e il giovane intellettuale, maestro non solo culturale ma anche morale ("Penso che diecimila ore difficili non possono disfare ciò che viene intessuto in un'ora felice") svela, con una misura e una delicatezza d'animo che escludono qualunque effusione, un'amicizia virile di grande intensità. Al centro del dialogo c'è il grande compito della maturazione, che entrambi sentono impegnativo e rischioso: il difficile passaggio dalle promesse indistinte della giovinezza alla piena responsabilità dell'adulto, nel quale il guardiamarina è condotto per mano. Sono lettere straordinarie, in cui Hofmannsthal parla con totale libertà della vita e dell'arte ("l'essenza dell'arte è l'immediatezza, la capacità di guardare l'esistenza senza timore, senza pigrizia e senza menzogna") a un animo partecipe e avido di apprendere. Il titolo viene dalla stupenda lettera del 18 giugno 1895, in cui, traducendo in prosa la visione espressa nella Ballata della vita esteriore, Hugo scrive che "la gran parte degli uomini non vivono nella vita, ma in una pura apparenza dove nulla è e tutto soltanto significa".