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Secondo una celebre affermazione di Cicerone, esistono nemici con i quali si può negoziare, e con cui, ove le circostanze lo consentano, si può stabilire una tregua; ma esiste anche un nemico con il quale i trattati restano lettera morta, e la guerra continua senza fine: questi è il pirata, che gli antichi giuristi consideravano "il nemico di tutti". A partire dalla descrizione ciceroniana dell'avversario, questo libro ricostruisce il mutevole ruolo che la figura del pirata ha svolto nel pensiero giuridico e politico dall'antichità al medioevo, e dall'età moderna alla contemporaneità. Oggi, come sostiene Heller-Roazen, il pirata costituisce la chiave del paradigma contemporaneo dell'avversario universale, persona giuridica e politica di carattere eccezionale, né criminale né nemico, che dimora in una regione extraterritoriale. Contro tale avversario gli Stati possono combattere battaglie straordinarie, implementare strategie politiche e giustificare misure militari in nome della prosperità e della sicurezza. Attingendo ai diversi materiali di numerose discipline - dal diritto alla storia, dalla teoria politica alla letteratura -, iI nemico di tutti fa emergere il paradigma coerente che definisce l'atto di pirateria.