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Potrà parere singolare l'impresa che si affronta nelle pagine che seguono, muovendo da uno dei testi-chiave dell'arte delXX secolo - quello "Spirituale nell'arte" che Vasilij Kandinskij scrisse nel 1910, agli inizi del "secolo breve" -, e trovando sponda o traendo spunto da alcuni suoi passaggi nevralgici. L'impresa cioè di vedere se, e come, si possa parlare di spirituale nell'arte d'oggi; se, e come, in quali condizioni, si possa trovare quella vertigo che fa da titolo, o meglio da introibo alle riflessioni di cui più avanti. Laddove vertigo per l'arte varrà in questa sede quale attrazione, fascinazione in cui trovarsi (non già perdersi), e quindi - anche - quale coscienza di sé. Un'impresa che, a ben vedere, proprio singolare non è.