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Antonio Brizzolari è una singolare figura di artista che, rimasto nell'ombra per decenni, non ha mai interrotto una pratica artistica con la quale è possibile identificare la sua stessa vita. Studente promettente dell'Istituto d'Arte di Porta Romana e poi giovane talento del panorama artistico fiorentino negli anni sessanta, quindi insegnante di Disegno e Storia dell'arte in diversi istituti della città, sarà costretto al ricovero presso strutture protette a causa dell'acutizzarsi dei disturbi psichici da cui era tormentato da tempo. Solo oggi, grazie alla determinazione del fratello Giuseppe e della curatrice Elena Bottinelli, si è riusciti a ricomporre una parte sostanziosa, circa 150 opere, del corpo che l'artista ha sparso lungo la sua travagliata vicenda, facendo emergere un'identità artistica che richiama alla mente i vortici cromatici di Van Gogh, l'allucinata visionarietà espressionista, la sensibilità al colore dei CO.BR.A. e della Transavanguardia, ma che mantiene tuttavia una identità precisa riscontrabile nella ricorrenza di alcuni temi (le astronavi, l'assassino, il grido), nella qualità materica della superficie pittorica, nella varietà dei supporti utilizzati.