Tab Article
Questa storia inizia dove il pubblico che affolla le sale delle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli non può accedere. Questo racconto fotografico svela l'inaspettato che si rivela sotto i tetti dell'istituzione museale napoletana. Una porta in ferro, arrugginita e ricoperta da diversi strati di colore, funge da Colonne d'Ercole nel lavoro di Luigi Spina. Una volta aperta ci si affaccia su un corridoio lungo e stretto: gli occhi devono adattarsi alla luce. Ci troviamo in quello che da sempre viene chiamato Sing Sing: celle chiuse da grate che custodiscono memoria dei documenti di cultura materiale provenienti da Pompei ed Ercolano. Oggetti in bronzo, vetro, ceramica e terracotta riempiono tali stanze richiamando alla mente la catastrofica eruzione del 79 d.C. che spezzò improvvisamente la quotidianità di quei luoghi. Sulle mensole si affastellano candelabri, decorazioni e maniglie, statue, vasellame, lucerne... fino a giungere a del pane carbonizzato. Il tutto diventa testimonianza ancora viva e carica di significato di quell'olocausto naturale, dove l'intervento del Dio Vulcano comportò una tragedia senza precedenti. Le fotografie di Luigi Spina ci conducono a scoprire le celle, il loro contenuto, i capolavori celati agli occhi del grande pubblico. Un tavolo coperto da un lenzuolo bianco accoglie, in sequenza, oggetti provenienti dalle case di donne e uomini che l'antichità non hanno potuto viverla appieno.