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L'esplosiva fantasia creatrice di Piera Carbone è giustificata dall'obbiettivo di presentare la parola poetica nella sua nudità, come forza naturale delle cose nominate - siano oggetti o siano astrazioni mentali o infine persone umane - in modo che la parola evochi nel lettore la lunga deriva ancestrale che essa si porta dietro, in un richiamo di echi che provengono dal passato ma che si proiettano nel futuro delle nostre conoscenze. Viene in tale modo restituito un valore gnostico alla poesia, che era il patrimonio primitivo della parola prima che essa venisse omogeneizzata nella piattezza del messaggio, abusato e liso, quotidiano.