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Massimo Boscarino imbastisce una trama nella città immaginaria di Gasura - che è uno dei possibili anagrammi di Ragusa, come lo sarebbero Sagura o Gurasa, in un rimescolamento dei fonemi che nominano le cose della realtà - con una grande perizia di narratore, capace di ricreare quella sensazione di realismo magico con cui ci hanno affascinato autori del calibro di Franz Kafka o di Michail Bulgakov.