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Con le poesie della presente raccolta Elena Bartone compie un passo ulteriore rispetto alla «trilogia» francescana. Qui la fede non è ripetutamente e apertamente enunciata. Il lettore deve andarsela a cercare, deve scandagliarla tra verso e verso. Spesso un pronome personale o possessivo (tu, tuo, tua) viene riproposto, in funzione di deittico, per parecchie pagine, prima che chi legge si renda conto che la poetessa sta parlando di Dio. E, allora, possiamo dire che siamo di fronte ad una religiosità che ci rimanda, più che a David Maria Turoldo, a poeti come Mario Luzi.