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L'altrove è quello a cui volge lo sguardo Leopardi, oltre la siepe sul monte Tabor: ed è l'immaginazione che permette al Poeta di intravedere quegli "interminati spazi" che l'occhio non vede, sentieri interrotti mai percorsi interamente dai nostri passi, infiniti mondi pensati anche se non visti. La ricerca di un altrove, di altro-da-qui è la condizione di ogni essere umano, pensante, oltre che senziente. Se i sensi, laddove non ci sia una siepe che impedisce lo sguardo, ci danno conto di uno spazio "altro", è la mente che di questo puro "spazio" fa un "luogo" del possibile. L'altrove è l'insieme delle possibilità che non ci sono date immediatamente, è luogo di sviluppo prossimale e potenziale del nostro esserci, esserci come individui, come collettività, come specie, come viventi tra i viventi. Un luogo esistenziale o un luogo politico: un "luogo che non esiste", un' utopia , o un "bel luogo", eutopia (secondo un'altra possibile etimologia). Ciò che non c'è ma che potrebbe esserci.