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La caratteristica principale del romanzo di Ugo Pupillo, "Memorie di Camilla", consiste nel mescolare con naturalezza la commedia e la tragedia. Non solo, ma si aggiungano anche i disorientamenti tra l'ordinario e il paradossale, la virtù con il peccato, la generosità con la crudeltà, il piacere con il dolore e altre contraddizioni di estremi fra loro opposti. Il libro finisce per essere la rottura dei codici, l'elusione dei proverbi, la vanificazione dei precetti etici. L'umanità viene presentata in perenne contraddizione con sé stessa, a bamboleggiarsi in un equilibrio precario di ricerca assidua della necessità del superfluo. Eppure a sorreggere la spettacolosa avventura della vita c'è la vuotaggine satirica di quella formula illusoria, sospesa tra la speranza e l'accettazione fatalista, che recita andrà tutto bene.