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Sono autentici simboli di vita e, quindi, anche di morte, poiché quest'ultima è da considerare la parte perfettiva che conclude il viaggio. Un viaggio che si esplica in un continuo atteggiarsi di modificazioni vuoi armoniose vuoi dirompenti, in qualche modo sempre ripetitive eppure mai uguali l'una all'altra. Sono le stagioni. L'etimologia è chiara: da statio, stationis, cioè la fermata, il momento della sosta, la meditazione, l'atto memoriale che si accompagna e si unisce all'attesa del futuro che ci aspetta. Ancora una volta è il gusto della vita, che viene ruminato con calma, digerito con assennatezza, anche con la resa al volere degli eventi. È, dunque, questa la pazienza dei forti: la concessione della pausa. Il prendere fiato nel corso del cammino. Si fa stationem: si dà un senso alle cose che sono avvenute e che già danno avvisaglia di quelle che avverranno nel prossimo futuro.