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È accaduto a tutti di aver letto dei libri e di averli, in parte, scordati o di conservarne un mutilato ricordo che ai libri - a volerlo confrontare - più non somiglia per via di commistione con altri ricordi, libri ed esperienze. Si tratta senz'altro di una perdita, e di essa qui si tenta un bilancio approssimato per difetto, e delle letture, ove possibile, almeno il recupero di certe atmosfere. William Shakespeare, José Saramago, Marcel Proust, Franz Kafka, Thomas Mann, Leonardo Sciascia, Cesare Pavese, Italo Calvino, Elio Vittorini, o Michele Prisco sono solo alcuni degli autori coi quali mi è piaciuto intrattenermi, scegliendoli a pretesto - cavilli, per l'appunto - per pagine e discorsi non sempre concordanti, anzi, a volte, in aperta dissonanza, cedendo al gusto (alla libertà) di rovesciare situazioni, penetrandole con analisi arbitrarie o impertinenti, o reinventandole di sana pianta con quel pizzico di gioia e di sofferenza di cui si è spesso debitori, giusta l'espressione nietzschiana, alla poesia intesa come menzogna, ossia nell'accezione che insieme la insulta e la lusinga.