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L'uomo è ancora un animale. Un animale nudo e indifeso, un essere che in un mondo gaiamente e ferocemente vivente - costituito di prede e di predatori - è anche una preda: un'appetitosa, succulenta, tutto sommato facile preda per carnivori, squali, anche maiali, che divorano neonati. Eccola, vilipesa e calpestata, la fragilità evolutiva dell'uomo, anche di quello superbo contemporaneo. Ce la racconta - brillantemente - Hans Kruuk, insigne zoologo di scuola scozzese (ma oriundo olandese), tra i più quotati studiosi di pesci, iene, gabbiani, tassi. Le parti più sanguinose del testo riguardano infatti proprio l'uomo preda del carnivoro, di cui si cibano tigri, leopardi, leoni, coguari, iene, orsi, lupi.