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Questo testo è una raccolta organica di "intermittenze del cuore". Centofanti sa come mescolare il sacro al profano, come alternare descrizioni di stati d'animo in rapporto alle vicende dei suoi personaggi e cerca di entrare nel cuore umano per spiegarne le decisioni, i tormenti, i momenti di felicità. Soprattutto sa che un romanzo non può più essere scritto come se fosse il rispecchiamento di un reale che non c'è, che scrivere è un'attività per la quale non c'è né salvezza né scampo quando si è presa la decisione di continuare a farne il proprio momento personale di intervento sulla realtà, che le vicende che descrive sono tutte proiezioni di un suo sogno ecumenico di comprensione del mondo che, tuttavia, non potrà procedere che per lumi sparsi, per balzi narrativi, per sfondamenti progressivi della rete di nebbia e di ignoranza che avvolge la mente di ognuno. Per Centofanti, un romanzo è il tentativo di confrontarsi con se stesso, con la propria vita, con la propria intensità di desiderio.Dalla Prefazione di Giuseppe PanellaLe dita sono ancora intorpidite: è per questo che intitoli il romanzo Salva L'Anima? Perché pensando a una Chiesa insidiata dalle sirene del potere, tieni d'occhio l'insidia più sottile di una malattia evocata dalle tre maiuscole?