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Esistono conoscenze diffuse a livello dei nostri stessi cromosomi, un sapere non insegnato che riaffiora in tempi e luoghi diversi. Cambiano il linguaggio, le metafore, il simbolismo della cultura di riferimento ma non cambia la sostanza dell'insegnamento. Uno di questi casi è quello dell'Alchimia. Nello studio della storia dell'Alchimia si possono distinguere due grandi filoni geografico-culturali, apparentemente paralleli e in parte originariamente indipendenti. Si possono così distinguere: l'Alchimia Orientale, attiva in India e in Cina, e l'Alchimia Occidentale, il cui baricentro si è spostato nel corso dei millenni dal paleolitico Europeo al Medio Regno in Egitto, dalla Grecia classica a Roma, nel Medio Oriente Islamico, per poi nuovamente volgere a Ovest per ripiombare con l'impeto di una vivace riscoperta nell'Europa del Medio Evo, dell'Illuminismo e del Rinascimento. Uno degli scopi dell'Alchimia è sempre stato quello di osservare e di scoprire l'ordine segreto della natura. Ricavare cioè dallo studio, quei meccanismi segreti che governano i fenomeni naturali di leggi sempre valide, allo scopo di poter predire gli eventi che da queste scaturiscono.