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Anno 2003: le tavole di Maurizio Manfredi sembrano uscite da una capsula del tempo. Chi conosce il fumetto, chi ci ha convissuto, chiunque abbia osservato la sua evoluzione negli ultimi venti, trent'anni, difficilmente può evitare la sensazione del salto all'indietro. Difficilmente si può evitare la tentazione di riposare gli occhi e il cuore sul ricordo di un'epoca storica: gli anni '70 e '80 del fumetto e dell'illustrazione italiana, l'epoca di Andrea Pazienza, del suo genio incontenibile e, a dispetto di tutto, inesauribile. Le tavole di Manfredi sono figlie di questo amore: è una cosa che salta agli occhi; sono figlie di un giovane autore che dell'essenza di quel periodo si è nutrito, per sua stessa (fiera) ammissione.