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Pochi sanno che nel 1920, due anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, reparti del nostro esercito ancora combattevano nella steppa siberiana, a fianco di zaristi bianchi, cecoslovacchi e di altri alleati dell'Intesa, contro l'Armata Rossa. Si trattava dei Battaglioni Neri composti da ex prigionieri austro-ungarici irredenti (trentini, giuliani, istriani e dalmati). Dovettero aprirsi la strada verso il Pacifico, come poi disse un reduce, con le armi in pugno e "traversar diciassette meridiani per tornà a baita". Per il rientro fecero quasi il giro del mondo, attraverso Siberia, Manciuria, Cina (la nostra Concessione di Tientsin), Oceano Indiano, Mar Rosso e dopo Napoli infine Trieste.