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"In questa raccolta poetica che ha sfondo la Grecia Mauro Ponzi pone al centro il mito e lo scruta da tutti i lati. Il mito è una parola fondante, rimanda all'origine, ma è una parola che noi moderni non possediamo più e che, per giunta, noi 'catamoderni' di oggi dobbiamo scrutare con molto sospetto perché il nostro mondo svuotato rischia di riempirsi di miti costruiti per l'occasione, falsi antichi. Qui il mito ritorna lungo le tappe di un viaggio. Ritorna a parlare dai luoghi e dai resti che di volta in volta vengono visitati dall'io poetante. [...] Che sia la realtà dei poveri o quella dei neoricchi, arriviamo dall'altra parte del sacro, nel prosaico dove la vita concreta-quotidiana attiva il pedale dell'ironia. [...] Chiaro che il Ponzi germanista e esperto benjaminiano non poteva mancare di ricorrere al suo autore di riferimento. Ma quello che il riferimento produce è una interessante mescolanza tra l'antico e il moderno. L'angelo della vittoria dovrebbe cantare le gesta compiute e fermarle in eterno, ma l'angelo della storia (che, come si ricorderà, nelle Tesi di Benjamin vola rivolto all'indietro e contempla un cumulo di rovine) ne smorza il soverchio trionfalismo. Il mito parla solo attraverso frammenti, quindi non parla." (dall'introduzione di Francesco Muzzioli)