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"'Artifìcio' e 'Amore fossile' formano due testi speculari, interagenti. Due organismi, insomma, messi in reciproca postura di desiderio. Insensato volerli separare, così come non si separa una coppia d'innamorati ("indivisi amanti"), nemmeno sapendo che la loro passione è campo di battaglia, incrocio di forze antitetiche. Sia chiaro: per i testi, animati da reciproca attrazione, vige il medesimo ordine teatrico dell'agon vissuto dalla coppia. A cambiare sono invece attori e posta in gioco, perché questa volta il confronto avviene tra parola e figura, affermazione e negazione, movimento e stasi, presenza e assenza. Che è anche confronto con gli spettri, quelli insorgenti dalle riesumazioni, dagli scavi (fossile deriva da fodere, scavare), tra le cui ombre il desiderio già da tempo si è convertito in desiderio d'agonia. I suoi echi li troveremo nella "chiara e lucida visione" lungo i bordi del fossato, in maniera ancor più netta sulle insegne dell'oltretempo collocate là dove riposano gli oggetti perduti, orfani di Natura o di Idea: 'Asfittico luogo, con fioca luce, mentre la vista fugge da immobili membra, prive di forza, su cui nemmeno scorrendo con la lingua, alitando, soavemente nominando è possibile rinvenire alcun moto. Amore non può nulla su fossile cuore' (Amore fossile). Un capolinea, se vogliamo: l'avventura della mimesi che si autorivela quale evento tendente alla propria fine, destinato a rispecchiarsi nell'effigie mortuaria di un gesto amoroso." (Gilberto Isella)