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Questi racconti descrivono un'umanità implosa in se stessa e bloccata nella paura dell'altro per la quale il tornaconto personale è l'unico criterio e i cui principi, se resistono, lo fanno solo formalmente, come alibi per le azioni più efferate. Lo spaesamento si avverte in ogni scelta, ove un razionalismo esasperato cela l'inconsapevolezza delle conseguenze reali delle proprie azioni. In questo quadro di ordinaria follia l'essere umano emerge in tutta la sua grettezza. Lo stile è tuttavia lieve, quando è possibile sorridere non viene persa l'occasione, l'esistenza come grande gioco appare qua e là nelle pieghe di alcuni racconti. Il paradosso è lo strumento usato dall'autore per rendere - con ironia e inventiva - questa asfittica condizione. Così la "terza giovinezza" non è una fase anagrafica dell'individuo, ma un ultimo, grottesco tentativo di dare un senso - uno qualsiasi - alle cose della vita.