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Attraverso la tecnica del racconto, il libro narra le vicende accadute a Cagliari dal 1535 al 1571. In questo arco di tempo - che, con riguardo ai fatti d'arme, va dalla spedizione di Tunisi alla battaglia di Lepanto - la città fu teatro di aspre lotte che videro contrapposti due personaggi di notevole levatura: Salvatore Aymerich e Sigismondo Arquer. Il primo, di stirpe nobilissima e di mirabili attitudini combattive, rappresentava gli interessi e le aspirazioni della feudalità sarda. Il secondo, nella sua veste di avvocato fiscale, l'affermazione di sovranità dello Stato moderno che passava attraverso l'opera di unificazione amministrativa e di accentramento del potere politico. La lotta sarà senza esclusione di colpi e l'Arquer finirà i suoi giorni a Toledo, sul rogo dell'Inquisizione. Il racconto, scritto con puntigliosa aderenza alle carte d'archivio, ma anche col piglio del narratore che lavora sui personaggi cercando di non imbalsamarli nella prosa, si presenta di facile lettura e di forte presa emotiva per le tematiche trattate. L'autore utilizza un linguaggio semplice e accessibile e, al tempo stesso, salvaguarda la scientificità dei contenuti e il rigore formale.