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"Intrecciando cronaca e letteratura, Miriam Marino racconta l'impotenza dei pacifisti israeliani, sullo sfondo delle due Intifade, il cui impegno si assottiglia e s'infrange contro il muro dell'odio e dei grandi interessi. Nessuno spazio di vita è esente dal dolore. Tikva, la protagonista, però, ha scelto il suo campo. E un 'dolore diverso' da quello che l'attanaglia da mesi la raggiunge a Hebron. La bellezza di Jamal la colpisce 'come un pugno allo stomaco', portando per un attimo l'illusione di poter chiudere la porta all'angoscia. Ma la parola 'Tajush', che in arabo vuol dire 'insieme', non sarà per domani. E nell'epilogo del romanzo, lucido e intenso come l'impegno dell'autrice per la causa palestinese, emerge una 'dolorosa consapevolezza': il genocidio dei palestinesi continua, 'avvolto nella menzogna e nel silenzio' di quel discorso mediatico che dipinge i conflitti a misura dei potenti". (Dalla Prefazione di Geraldina Colotti)