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«[...] Euridice da viva presiede una foresta segreta e selvaggia, aranya direbbero i saggi vedici; da morta è imprigionata negli incerti e appena accennati confini di chi, senza più la gravità del sangue, è disancorato dalla terra. [...] Forse Euridice aspettava l'amato, sapeva che il segno di Orfeo - la sua lira che è anche un arco - non può esistere davvero senza la discesa nell'Ade; forse Euridice sapeva che Orfeo doveva perderla una seconda volta. [...]» (Dalla Prefazione di Lorenzo Chiuchiù)