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"Che Napoli sia stato il centro di un lungo dibattito di cultura sperimentale, già a partire dagli anni '60 - più marcato, se vogliamo, nelle arti figurative (grazie al lavoro del pittore Mario Colucci), e certamente non secondario a quello del resto del mondo occidentale, nonostante uno stagnante e asfittico oscurantismo culturale post-bellico imperante, confuso e acritico -, è argomento fin troppo noto. Forme sempre più nuove si divulgano negli ambienti culturali coinvolgendo un po' il Centro-Meridione che, «proverbialmente connotato da pulsioni spudoratamente liriche e trafitto da vettori elegiaco-viscerali, [...] ritrova [...] le proprie sources illuministiche e si [...] ricongiun[ge] (criticamente, dialetticamente) con la grande esperienza futurista e sperimentale» (M. Lunetta)."