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"Un carcere piuttosto che un luogo di cura" venne definito il manicomio all'inizio del Novecento. La sua storia è una storia di diritti negati e poi lentamente e parzialmente riconosciuti. Considerato uno dei migliori d'Italia nel primo Novecento, frequentato da medici e studenti di varie specialità che fruivano dei laboratori e confrontavano idee ed esperienze, il manicomio di Ancona ha costituito l'embrione di una scuola anconetana di medicina. Le sue vicende sono legate ai più importanti eventi del secolo scorso: le due guerre mondiali e la resistenza, il fascismo e le persecuzioni razziali, i due terremoti di Ancona, il '68 e le successive trasformazioni del costume e della politica. Dietro lo snodarsi dei fatti si affacciano domande che ci toccano da vicino, sulla follia e la salute mentale, l'influenza dell'ambiente, la fragilità dell'equilibrio psichico, la nostra razionalità e la possibilità di comunicare con chi ci appare diverso. Soprattutto, grazie a questa storia riemergono figure straordinarie che hanno cercato di gettare dei ponti tra chi stava dentro e chi fuori delle mura del manicomio, in una stagione di entusiasmo e impegno nella trasformazione della società.