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La corruzione travolge democrazie e diritti, si beffa di leggi e codici, s'insinua nelle parole e nei pensieri. Nulla sembra immune da una corruzione che, mentre riempie la cronaca giudiziaria, viene estesa dalla coscienza comune (linguaggio, film, letteratura) ben al di là del reato. Trovare alternative alla corruzione non sarà facile finché le si concede sempre la prima mossa rifugiandosi in condanne di rito, in frasi fatte e inefficaci, in appelli a virtù eroiche e solitarie, in labirinti di divieti e anatemi per qualcosa che corre sempre più avanti. Finché non si rimuovono dei pregiudizi alla mano e micidiali: che corrompersi riguardi per lo più il denaro, che anche il mondo degli uomini funzioni secondo lo schema naturale del prima integro e dopo corrotto, che legge e libertà siano il contrario l'una dell'altra. Dire di no alla corruzione è necessario. Ma questo no deve respirare, essere libero e progettuale, originario e democratico. Un no impegnativo se tutto è coinvolto nella corruzione, perfino le parole e i pensieri.