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«Il problema di ricontestualizzare le politiche, la cultura e gli interventi di formazione diventa un punto di passaggio obbligato in rapporto alla rilevanza che l'azione formativa può assumere nelle organizzazioni», poiché la formazione stessa è «politica organizzativa», in quanto vettore di scoperta, di stimolo di facilitazione dei processi di produzione e riproduzione delle conoscenze dell'organizzazione. Una simile prospettiva pone in primo piano l'esigenza di rinnovare la cultura della formazione a partire da alcune tra le sue pratiche più consolidate quali l'analisi dei bisogni, la progettazione e la valutazione. Queste ultime due, in particolare, rimangono funzioni metodologiche insopprimibili, ma devono essere liberate dai vincoli delle visioni iper-razionali e tecnocratiche che caratterizzano la maggior parte degli approcci correnti. L'idea di metodo suggerita risponde alla logica del bricolage in cui le regole procedurali non sono costituite in schemi precisi, rigidi e definitivi, ma sono continuamente trasformate in funzione delle caratteristiche dei «materiali» del contesto operativo e dell'esperienza.