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Siamo a Luanda negli anni piuttosto recenti della fine della guerra civile. Seduto al tavolino di un bar, aspettando l'alba, un uomo racconta. Racconta di strani personaggi: un morto dal nome impudente (Adolfo Tuto), un morto che non trova pace, sballottato da un posto all'altro in una città sommersa da una pioggia che pare non voler finire; le sue due mogli, in gara fra loro per diventarne ufficialmente le vedove, e i suoi amici: un "professore trendy" albino, un nano vanesio proprietario dei taxi più avveniristici della città, e una Signora con la maiuscola che, soppressa col ddt l'ape regina del suo alveare, ne ha preso il posto, comandando lo sciame per ottenerne sofisticate produzioni. Romanzo urbano, pieno di invenzioni linguistiche, "Le aurore della notte" rende omaggio ai padri della letteratura angolana. Un canto d'amore a una città percorsa da un'ondata di vitalità che sembra, malgrado tutto, inarrestabile.