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Le complesse vicende del periodo normanno di Rogerius (detto anche Ruggiero, ma non è un Altavilla) cadono, una dopo l'altra, nella nuova collana di ABE, a cominciare da questo volume. Bascetta snocciola, in maniera viscerale, luoghi, fatti e volti che si riprendono la scena dopo la morte di Roberto il Guiscardo dei «Magnifici». A guidare i «Guiscardelli» c'è l'erede Rogerio Borsa, Duca di Puglia, che litiga col fratellastro Boemondo, strappandogli dalle mani la corona di Re, spinto dalla madre salernitana. La Principessa Sichelgaita non vuole lasciare il Regno di Puglia che si sta costruendo sul Gargano per Salerno e avvia una guerra infinita fra i due consanguinei, sposata dal Gran Comes degli Altavilla. Finirà che sarà il terremoto del 1088 a distruggere la costruenda reggia di Borsa, nell'Urbe S. Maria Beroli della Basilica di San Giovanni, capitale dell'antico Principato della Pentapoli di Arechi II. Borsa farà le valige lasciando tutto nelle mani dello Zio Ruggero Altavilla, scelto dal papa a Marchio, cioè a Vicario della Chiesa nella antica sede consolare dei Romani e dei Franchi, che fu S. Maria in Teate. Il trono di Urbiniano di Uniano non nascerà mai, perché si chiamerà Urbiriano di Iriano la vicecapitale di Pavia, il Principato del Regno della Longobardia di Ruggero I della stirpe degli «Altavilla». Lo zio di Borsa gli aveva usurpato di fatto il nascente Regno di Puglia, rispedendolo esiliato a Salerno, espropriandolo del Ducato dove fece nascere la Marca di S. Pietro a Ripalta della Serra. Spinto dall'Imperatore, come accadeva ai tempi di Carlo Magno, fu pronto alla scena fu un altro nipote, Roberto dell'Aquila della linea dei «Loritelli», a cui l'Altavilla aveva ucciso il padre, pronto a vendicarsi e a liberare l'antica Trinità dei Campi Marini, nella Sabina di Torre Maggiore. Il suo interesse e quello dell'Imperatore fu di riportare il trono nella Villa Magna di San Michele Arcangelo del Monte Gargano, di fronte all'isola di Diomede, dove sbarcò Enea e dove nascerà il Regno di Puglia.