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Dopo decenni d'ininterrotta migrazione afro-asiatica verso le coste europee del Mediterraneo, e al termine di una ventennale disputa tra gli stati del sud Europa e quelli del centro-nord riguardo a una più equilibrata distribuzione dei profughi, la tensione tra le parti ha raggiunto un tale livello d'insopportabilità da costringerle a delegare alle armi ciò che fino ad allora era stato affare della diplomazia. Scaramucce di confine tra le polizie nordiste e quelle sudiste, le prime a impedire l'ingresso dei migranti, le seconde a favorirlo, diventano via via scontri tra reparti militari che aggravano di anno in anno la situazione, finché nel 2064, nonostante i tentativi di mediazione delle Nuove Nazioni Unite e le diffide di Stati Uniti e Russia, l'Unione Europea si spacca definitivamente e scoppia la guerra tra la coalizione mediterraneo-balcanica e quella formata dagli stati dell'Europa centrale e settentrionale. Alla quale metterà fine non la vittoria dell'una o dell'altra parte, né la pressione diplomatica del resto del mondo, ma soltanto l'immane forza distruttiva della natura.