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Nel 1860 un giovane ufficiale dell'esercito napoletano, Gabriele, nipote di uno dei martiri della Rivoluzione partenopea, si trova a prestare servizio nella fortezza di confine di Civitella del Tronto e lì si innamora, ricambiato, di Cinzia, figlia di un notabile locale. Ma anche Anna, vedova di un ufficiale, concepisce per quel giovane un sentimento molto intenso. A primavera inizia l'avventura garibaldina e di lì a poco entrano in campo anche i sardo-piemontesi. L'esercito borbonico arretra rapidamente, mentre la guarnigione di Civitella, assediata, decide di resistere tanto che la sua bandiera sarà l'ultima a essere ammainata. Così come fanno i contadini del Sud, che scatenano una lunga e sanguinosa guerriglia contro gli invasori, i quali rispondono con le innumerevoli fucilazioni di quelli che chiamano indiscriminatamente "briganti". Gabriele chiede e ottiene l'incarico delle corveés per il reperimento delle vettovaglie necessarie al forte, perché questo gli dà modo di rivedere le due donne. La vedova lo accoglie, con una passione che lui non aveva mai provato prima, in un piccolo angolo segreto che la sorte ha riservato ai due amanti, mentre tutt'intorno infuria la battaglia. Il romanzo, se è molto critico verso il carattere di conquista militare che il processo unitario ha assunto, non ripete la vulgata, affermatasi negli ultimi tempi, di un regno borbonico paese delle meraviglie, di cui anzi denuncia tutta l'arretratezza economica, politica e civile, resa irrimediabile dopo lo sterminio dei grandi intellettuali della Rivoluzione del 1799 e dalla messa al bando delle loro idee.