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Il tarlo del male, ovvero dell'incomunicabilità, dell'affettività negata, di amori distratti e relazioni inesistenti nell'era della comunicazione di massa, di internet e dei cellulari. Vittime predestinate i bambini, vittime conclamate quegli adulti che, per diversi motivi, hanno alle spalle storie d'infanzia negata. Diamante, chiamato a Padova per indagare su una serie di misteriosi matricidi, è costretto a constatare che, per strade diverse, tutte le persone implicate, vive e morte, cercano o hanno cercato disperatamente di uscire dal collo di bottiglia di una vita insopportabile, perché vuota se priva di amore; e che tutti sperano o hanno sperato in una specie d'instabile equilibrio. "Credita non semper sulci cum fenere reddunt". È uno dei farneticanti messaggi in latino trovati tra le dita delle madri, vittime degli omicidi. "Non sempre si rivelano giuste le strade tracciate dai genitori per i propri figli!". Al cane Mimì, contrappunto di bene disinteressato e di positività al male umano, e a Miriam, la moglie pazza di Diamante, il compito di riempire quel vuoto.