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Il titolo del libro esige una spiegazione. Non tutti i lettori infatti sono in grado di trovare una ragione plausibile che giustifichi l'uso dell'aggettivo "nuovo" riferito a Gesù. Forse che in passato la figura del Gesù storico (non quello della fede) non poteva essere definita "nuova" in quanto radicalmente socializzata e inculturata nella società rurale israelita ellenizzata? Tutta la nostra storia di Gesù, fino alla fine del secondo millennio, è strettamente legata allo studio della letteratura evangelica, che non è un'opera di taglio biografico, ma una testimonianza di fede. Il Gesù riflesso dai vangeli, come ha già avuto occasione di affermare l'autore, è più mitico che storico. Lo proverebbe già il fatto che ogni evangelista propone un'immagine diversa di Gesù. È un compito preciso della storiografia moderna quello di favorire la comprensione dell'esistenza individuale del Gesù prepasquale. E ciò è possibile a partire dal suo comportamento, dalle sue intenzioni, dalle sue azioni reali, non ancora modificate dalla fede comunitaria. Questa rinnovata intelligenza del Gesù storico potrebbe additare al lettore moderno un nuovo cielo spirituale, dove la verità, al riparo da ogni formulazione di scuola, conserva ancora una dimensione umana, infinitamente più accessibile, aperta all'intuizione diretta.