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"Senectute non muove da un dato anagrafico, tanto meno psichico, ma da uno scontro irrefutabilmente antropologico. (...) Questo libro del tempo, titolato con arcaica nobiltà e solcato dall'umiltà, riesce a restituirci una naturalità ormai sfuggita. Suona di allarme e di risarcimento. La prima sezione riprende quel tanto di acuminata facoltà di ascolto percettivo della natura micro e cosmica, ma ormai traslato in uno scaffale della memoria velato da una malinconia rasserenante. Poi quel velo si lacera in dramma nella seconda. Finché nella terza la memoria discende a scandagliare un labirinto di ricordi appuntiti che s'inchiodano su tavole di struggente penetrazione rievocativa". (Dalla lettera di Fabio Ciceroni)