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L'esordio poetico di Maria Tosca Finazzi deriva dalle compressioni e dalle introiezioni di un'attività insistita e appassionata di lettura, tra gli echi coltivati della recensione professionale o dell'intervista; e la qualità d'abbandono emotivo della lettrice empatica. Tra interni, gatti, assenze/presenze amorose e variazioni di luce, (con un Rilke amatissimo e appena appena riaccennato in filigrana) ci proietta a poco a poco nel vortice di un'interiorità che sa mirabilmente intrecciare incubo e sogno, realtà e visione.