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In effetti, il fascino di questo epistolario proviene dal contenuto di umanità e spiritualità che la sensibilità dei due coniugi ha saputo effondere. Sorprendente, in particolare, è la continuità di scrittura tra Zelia e i familiari (1863-1877), che, mentre riferisce la storia del formarsi, del chiarirsi, del dispiegarsi di una straordinaria vocazione materna, dimostra la volontà di influenzare positivamente, cioè spiritualmente, le anime con cui ella entra in contatto attraverso la lettera. Senza altra intenzione che quella di tenere insieme gli affetti lontani, Zelia, dopo la dura fatica del giorno, dimentica se stessa, le sue afflizioni di donna e di madre, per confidare con immediatezza e generosità d'animo eventi, progetti e speranze. Arricchito con le lettere di Luigi Martin, il volume è più di un documento umano in cui si registra giornalmente la vita di una famiglia ideale: è una fonte di dettagli e di spiragli per entrare nel mistero di queste due grandi anime e scoprire i doni che riceve Teresa bambina. A buon titolo Stefano Giuseppe Piat, nel redigere la Prefazione alla prima edizione francese, parla di "un contributo inestimabile per lo studio delle 'infanzie' teresiane".