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Volendo chiarire la fisionomia di un personaggio tanto interessante quanto complesso, qual è Giovanni della Croce, l'attenzione di don Moioli va alla Fiamma d'amor viva, espressione vertice dell'esperienza mistica del santo. "Cosa troviamo in questo testo?", sembra chiedersi l'autore. Innanzitutto il linguaggio simbolico, attraverso cui san Giovanni ha tentato di comunicare l'ineffabilità del suo vissuto, poi la viva testimonianza di un'esperienza di fede profondamente sentita. Ma non solo. Don Moioli non si ferma a queste peculiarità, spinge oltre la sua indagine, fino a mettere a fuoco il punto nodale della Fiamma, e cioè il problema di quale sia il centro dell'uomo, una questione che aveva indubbiamente inquietato la coscienza di san Giovanni. Figlia del suo tempo, ma lontana dai canoni di ogni umanesimo, la Fiamma gravita, dunque, intorno a un'unica grande domanda: "L'uomo ha il centro in se stesso o fuori di sé?" Don Moioli, interpretando il pensiero di san Giovanni, ci ricorda che il centro dell'uomo è Dio, ma nella misura in cui l'uomo lascia entrare Dio nella sua vita, e "man mano che i due si incontrano e l'uomo entra in Dio e Dio nell'uomo, l'uomo trova sempre più il suo centro in Dio". Nell'esprimere questo modo di parlare dell'uomo e di Dio, sempre l'uno in riferimento all'altro, san Giovanni si è avvalso dei simboli che la Scrittura e il linguaggio letterario del tempo gli fornivano. Così dal simbolo del fuoco, a quello della fiamma, alla mano di Dio...