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Molto è ormai noto ? grazie a testimonianze, libri, produzioni cinematografiche ? delle depredazioni di beni storico-artistici ad opera dei tedeschi nel corso della Seconda guerra mondiale. Meno sondato in tutti i suoi risvolti è forse il caso italiano, parallelo prima, e legato poi, a quello tedesco. Gli atti di coraggio e dedizione del personale militare e delle belle arti italiano per la protezione e il recupero dei capolavori nazionali è stato infatti preceduto e accompagnato da gravi episodi di asservimento politico e persecuzione razziale. Si tratta di decisioni che hanno segnato il destino non solo di molte persone, ma anche dei loro oggetti più preziosi, assieme a quelli delle collezioni pubbliche o, comunque, dichiarati dalla legge di rilevante interesse artistico e storico. Un'Italia riscattatasi a fatica si è impegnata allora a suo modo nel dopoguerra per rientrare in possesso di quanto aveva lei stessa ceduto ai vertici nazisti o le era stato tolto dopo l'invasione tedesca del 1943, scontrandosi a più riprese con le autorità americane e tedesche per ottenere quelle stesse riconsegne. Uno sforzo politico che, se da un lato ha portato alla ribalta personaggi dai tratti quasi romanzeschi come il fiorentino Rodolfo Siviero, dall'altro ha però visto allungarsi pericolosamente sui nuovi equilibri internazionali tutte quelle ombre gettate solo qualche anno prima dalle sconsiderate politiche del governo fascista.