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Il libro racconta, con la voce dei protagonisti, la pratica medica dei distretti e delle microaree nella sfida che da anni, a Trieste, impegna gli operatori a sviluppare una medicina radicata nei luoghi, nelle case, negli habitat sociali. L'idea di fondo è quella di aprire un laboratorio per sperimentare nuovi metodi di cura e di avvicinamento delle persone nei loro luoghi di vita. Ricostruendo la storia di singoli casi, stabilendo confronti tra il linguaggio delle procedure sanitarie e la complessità delle pratiche, vengono evidenziati aspetti specifici della medicina di territorio e di comunità, nel confronto con quella ospedaliera. La raccolta dei materiali orali serve soprattutto a documentare il grado di coinvolgimento dei diversi attori: da un lato la dimensione etica e affettiva del lavoro di cura, dall'altro i dubbi e le scoperte, le incertezze e i conflitti come punti di forza di un intervento basato sul continuo confronto e sulla negoziazione. A emergere sono gli aspetti co-evolutivi di un sistema d'intervento protratto nel tempo, e l'importanza che assumono la capacità e il potere degli operatori di esplorare i differenti contesti, tenendo conto di numerose variabili.