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Nel 1977 una giovane donna, Michela Terni in Lorenzi, si presenta all'ospedale psichiatrico di Trieste chiedendo aiuto. Incontra due psichiatri, Pastore e Toresini, dell'équipe di Basaglia. Il colloquio rivela una situazione di disagio dal carattere ossessivo, che non appare rivestire caratteristiche di drammaticità tale da richiedere l'immediato ricovero. Si prega tuttavia la paziente di attendere un terzo medico, Norcio, con il quale eventualmente decidere un programma di trattamento alternativo. La donna non attende e si allontana. Tre giorni dopo uccide suo figlio di quattro anni annegandolo nella vasca da bagno. Sulla vicenda, dopo un anno dall'approvazione della Legge 180, la magistratura triestina tesse un processo ai due psichiatri, avendo prosciolto la madre per vizio totale di mente. La donna è anche leucotomizzata, avendolo richiesto lei stessa a un chirurgo svizzero un anno prima. Il processo dura nove anni, con alterni risultati che si intrecciano con la riforma della psichiatria, risolvendosi in un'assoluzione con "formula dubitativa". Questo libro è una scommessa: quella di estendere a tutti, profani, cittadini qualunque, addetti ai lavori e non, giuristi e studiosi, le idee della riforma psichiatrica e di trent'anni di lavoro in campo istituzionale.