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Sembra un breviario, un diario che va avanti e indietro nel tempo, un catalogo di sogni e realizzazioni: si può leggere d'un fiato, o per sezioni, o per interventi, o aprendolo secondo interesse, curiosità, illuminazione. In questo libro si parla di dissodare, di innaffiare, di far crescere per contrastare il deserto; di vedere ciò che ancora non c'è, come quei giardinieri giapponesi che con piccoli arbusti sanno prevedere le sfumature di colore di un bosco d'autunno di cento anni dopo. Si sostiene che la concorrenza va incrementata, il che vuol dire incontrare altre esperienze, accogliere nuove forze e dare loro le gambe perché si muovano autonomamente. Ravenna diventa una città teatrale, piena di gruppi che nascono con le Albe e con Ravenna Teatro o che con il loro lavoro si confrontano e nutrono.