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Non si pretende d'esaurire, attraverso lo studio dei creatori scelti, la problematica di un'epoca, ma di fondarne almeno e documentarne i passaggi decisivi e memorabili, relativi ai suoi determinanti estetici. Con Antoine Vitez si svolge e si chiude, prematuramente, un'avventura fra utopia e sperimentazione, alimentata alle Avanguardie e offerta in continue tensioni progettuali alla "nostalgia del futuro". Con Patrice Chéreau si perseguono diversi obiettivi espressivi, su tre versanti complementari dell'odierna Arte dello Spettacolo. Secondo Michel Corvin, «Vitez è uno scrittore di teatro perché scrive sul teatro e le sue riflessioni forniscono, arricchendolo, il duplicato di ciò che realizzerà in palcoscenico. [...] Con analisi specifiche, dedicate a ogni messa in scena e con un bilancio sintetico, il critico offre il suo punto di vista e ci consegna un ritratto avvincente della personalità complessa, cioè contraddittoria, del grande creatore». Per entrambi, ogni spettacolo si propone come esperienza di un'esperienza e contribuisce a disegnare l'autobiografia dell'artista. In Chéreau, il prefatore rileva la pluralità dei moventi artistici, per i quali la scelta del repertorio indica «l'apertura "appassionata" della sua curiosità, ancor più del suo eclettismo culturale». Quest'opera fornisce riflessione e sintesi sul pensiero e l'espressione d'ogni artista, mediante documenti audiovisivi e iconografici spesso inediti e confronti bibliografici esaustivi.