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"La poetica e la drammaturgia di Di Giacomo è pericolosa come una lama di rasoio. Incide la pelle, la carne senza che tu te ne accorga. Che siano versi di poesia o di canzoni oppure di suoi drammi non fa differenza, ti lasciano un fastidio perenne, proprio come una cicatrice. E' ardito Di Giacomo nella sua 'discesa' verso la parola 'fine' dei suoi 'finali', delle sue conclusioni alla mandorla amara di ogni cosa che scrive, vuoi che sia la più 'cantata' delle sue poesie, vuoi questo suo 'Mese mariano', la più crudele delle commedie che io abbia letto di lui e di altri 'poeti' del Novecento." (Dalla presentazione di Leopoldo Mastelloni)