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Panta diapánton - il tutto attraverso tutto dei frammenti eraclitei - è la forma radicale della illacerabile relazionalità dell'essere, è lo spazio in cui psichiatria e filosofia sanno ospitarsi - nel duplice significato dell'hospes, colui che accoglie ed è accolto, che si riconosce nel volto dell'altro. Gli scritti teorici raccolti in questo volume mettono in luce la singolare familiarità che accompagna una certa psichiatria e una certa filosofia lungo le strade che solcano questo nuovo secolo e conducono in quella terra di frontiera dove ragione e follia possono finalmente convivere in libertà. La forza pervasiva ed eversiva del pensiero dialettico di Italo Valent mostra che tanto la psiche quanto la cura della psiche sono percorsi di lotta e di unificazione degli opposti: nell'affrontare da un punto di vista filosofico i temi della follia e della relazione di cura, sono delineate in modo originale e trasformativo le figure dell'amore-timore del nulla, della paura-desiderio della morte, del bisogno-rifiuto del dolore, del senso-nonsenso del delirio. Ne scaturisce una visione antropologica e politica che rappresenta un invito per gli operatori psichiatrici responsabili ad adottare un nuovo approccio alla cura, per cui "condividere la follia è l'operazione più difficile, è l'operazione che è iniziata con Basaglia e che dovrà procedere perché fondata su questa certezza, che se ci salviamo, cioè se ci curiamo e se guariamo, è soltanto insieme".