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Studi recenti hanno dimostrato che esiste in tutti noi non solo una disposizione a fare cose con gli altri, ma anche a fare cose per gli altri, e non è detto che si tratti soltanto della sublimazione di un istinto riproduttivo e di una spontanea predisposizione genitoriale. E su questa spinta alla cooperazione e all'aiuto che si basano, appunto, le cosiddette professioni di aiuto: infermieri e infermiere, medici, assistenti sociali, psicologi clinici, educatori, fisioterapisti, psicoanalisti (...). Però (...) esiste pur sempre un problema di equilibri: chiunque può dedicarsi volentieri agli altri, a soggetti non imparentati, per un paio di ore al giorno, o tre, o un poco di più, e qui ha anche bisogno di riceverne riconoscimenti e soddisfazioni; però quasi sempre ha poi bisogno di "staccare" e di pensare a se stesso, o a se stessa, e a i propri familiari più stretti, per il resto del tempo. Sono ben poche le persone disposte a dedicarsi in modo affettivo agli altri per molte ore al giorno, senza riceverne un riconoscimento immediato.