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"Sciuscià" è senza dubbio una tra le opere più significative di una stagione cinematografica memorabile, destinata a imprimere una svolta decisiva ai modi di rappresentazione fino ad allora predominanti. Se da un lato affronta tematiche di attualità bruciante, offrendo un contributo prezioso a quel processo di apertura dello sguardo cinematografico sull'Italia postbellica compiuto dai film neorealisti, dall'altro sembra dedicare un commovente poema (melo)drammatico a un'infanzia che la guerra ha spossessato dei propri diritti legittimi. La precisione nel documentare le disperate condizioni in cui versava il nostro paese è tutt'uno con la trasfigurazione lirica cui è sottoposto il racconto, governato da cadenze che fanno spesso pensare a un doloroso romanzo di formazione, arricchito da venature fiabesche. E l'assunto polemico di fondo si manifesta attraverso una partecipazione emotiva e un robusto filtro sentimentale, forse già inscritti nell'idea di eleggere le giovanissime generazioni e la loro solitudine a protagonisti assoluti.